Le cure parentali vanno a soddisfare i bisogni psicologici ed emotivi del bambino e sono un'assoluta necessità in quanto forniscono un contesto psicologico essenziale per il suo sviluppo emotivo, il quale si costruisce a partire dalla relazione con la madre, o con chi ne prende cura (caregiver), considerata idealmente l'unica persona in grado di nutrire e garantire al piccolo il soddisfacimento di tutti i bisogni.
Il modello di interazione che gradualmente si sviluppa fra un bambino e la madre è frutto dell'iniziativa di entrambi e specialmente del modo in cui di volta in volta ciascuno dei due influenza il comportamento dell’altro.
In questo modo il piccolo impara anche a distinguere la madre dalle altre persone, prima di essere in grado di aggrapparsi o di avvicinarsi a lei attivamente.
Già dagli anni settanta si è posta proprio l’attenzione sulla relazione tra la madre e il bambino, ricercando anche un metodo sperimentale che permettesse di rilevare quali fossero le caratteristiche fondamentali della comunicazione sia verbale che non verbale dell’interazione.
L’autore pioniere in questo ambito, che si è dedicato all’osservazione dei comportamenti all’interno dello scambio madre-bambino, è Edward Tronick, il quale nell’esperimento "The Still Face experiment" (esperimento del volto immobile), mette proprio in evidenza come già nei primissimi mesi di vita il bambino è parte attiva della relazione, non solo nel nel rispondere agli atteggiamenti della madre ma dimostrandosi capace di stimolare a sua volta la comunicazione, attraverso la messa in atto di comportamenti come vocalizzi, gesti ed espressioni facciali che fanno della relazione una comunicazione bidirezionale e non unidirezionale.
L’esperimento del “volto immobile” consiste e si sviluppa in tre fasi:
Nel primo episodio la madre interagisce con il bambino come fa abitualmente, utilizzando la voce, le espressioni del volto, i gesti e etc...
Nel secondo episodio alla madre viene chiesto di assumere un’espressione del viso neutra e di restare immobile e in silenzio.
Nell’ultimo episodio la madre ricomincia a interagire con il bambino nella modalità abituale.
Lo scopo dello Still-Face è quindi quello di studiare le specifiche risposte del bambino ad una perturbazione della comunicazione causata dall’improvvisa indisponibilità emotiva della madre.
Le ricerche effettuate con l’utilizzo dello Still-Face sono riuscite ad evidenziare che il bambino, già a 3-4 mesi, è estremamente sensibile alle modificazioni dell’espressività materna, ha la capacità di sintonizzarsi con la madre, ed è in grado di rimodulare le proprie modalità comunicative confermando il suo ruolo attivo nella relazione.
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